Imprese a rischio default: debiti in crescita
I dati relativi alle imprese a rischio default nel nostro Paese mettono in risalto le conseguenze notevoli della pandemia da coronavirus. Il 49.5% delle aziende italiane, corrispondente più o meno alla metà, in seguito alla pandemia ha dovuto fare i conti con un downgrade.
Questo allarme non veniva percepito dal 2009. La più recente edizione dell’Osservatorio Up&Down di Cerved Group ha preso in esame un campione di 640mila società di capitali non finanziarie che nel 2019 avevano debiti complessivi con il sistema finanziario per 846 miliardi di euro. I debiti imprese sono cresciuti di più di 90 miliardi l’anno successivo: un incremento di quasi l’11% che ha portato a un totale di 937 miliardi di euro.
Le conseguenze
Per le imprese a rischio default, tutto ciò ha comportato una traslazione delle aziende verso le classi più in pericolo. Di conseguenza è più che raddoppiato il volume di debiti finanziari nelle imprese più esposte al rischio di default: se prima era di 63 miliardi e 200 milioni di euro, pari al 7.5%, poi si è passati a 135 miliardi, pari al 14.4%.
La quantità di imprese a rischio default (cioè che potrebbero fallire entro un anno) è aumentata dal 75mila a 120mila; in altre parole, da meno del 12% a quasi il 19% del campione preso in considerazione. Qualora lo scenario si rivelasse severo, si sfiorerebbe il 21% di imprese a rischio. Vale la pena di mettere in evidenza, comunque, che la situazione è variabile da un mercato all’altro.
Per esempio, per quel che riguarda le agenzie di viaggio la percentuale di imprese a rischio era del 18.5% prima del Covid e del 79.1% dopo il Covid. Nel settore fiere e convegni, invece, prima del coronavirus era del 17.3%, mentre dopo è passata al 95%.
Le società a rischio nel settore dei beni di consumo
È aumentata di quasi 6 punti percentuali anche la quota di imprese a rischio nel comparto dei beni al consumo: si è passati da 11.8 punti percentuali a 17.3. Inoltre, si è moltiplicato per due il volume di debiti finanziaria in area di rischio: prima era del 5%, poi è arrivato al 10%.
In tutta Italia il rischio di default è cresciuto in misura considerevole, e si è verificato un ampliamento ancora più significativo dei divari territoriali, anche a causa del fatto che nelle regioni del Centro e del Sud ci sono più società di dimensioni ridotte.
In Friuli Venezia Giulia le imprese a rischio sono appena il 13.3% del totale, ed è questa la regione in cui ci sono meno aziende esposte. Bene anche il Veneto, con una quota del 13.5%, e il Trentino Alto Adige, che non va oltre il 13.7%.
Le altre regioni
Oltre il 20% ci sono il Lazio e tutte le regioni del Sud. Proprio a proposito di Mezzogiorno, non si può fare a meno di notare come in alcuni contesti la quota di imprese a rischio di default sia fin troppo elevata.
È il caso, per esempio, della Sardegna, dove si arriva al 26.2%; il Molise, invece, è a quota 26.8%; infine c’è la Calabria, dove le imprese considerate a rischio di default sono il 28% del totale. Per quel che riguarda i debiti imprese delle altre regioni, prima del Covid in Lombardia era a rischio 1 impresa su 10, mentre adesso si arriva a oltre il 15%. In Valle d’Aosta il dato è quasi raddoppiato, visto che si è passati dall’8.3% pre Covid al 15.2% post Covid.
Ancora, dati più o meno simili sono quelli fatti registrare dalle Marche e dalla Toscana: prima della pandemia le imprese a rischio di default oscillavano fra gli 11 e i 12 punti percentuali, mentre adesso i dati sono di poco inferiori al 18%.
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